Massimo Tozzo, 26 anni da presidente dell'Asola. "La doppietta del 2012 è indelebile. Che dolore il 5 maggio 2002"

116 anni di storia è un numero che dice molto sullo spessore di ciò che rappresenta l’Asola per il suo paese e per l’intero movimento calcistico mantovano. Il club biancorosso trasuda storia ed è a tutti gli effetti una delle società portabandiera del panorama dilettantistico locale.

“Da dieci stagioni il nostro habitat è la Promozione” racconta il presidente Massimo Tozzo: “Ritengo sia il nostro apice, la dimensione ideale. Prima avevamo militato per due anni in Eccellenza, realtà dove probabilmente soffriamo un po’ di vertigini per come siamo strutturati. Detto questo, se dovessimo salire di categoria, affronteremmo lo step successivo con entusiasmo e determinazione, sia chiaro, ma bisogna ammettere che è la Promozione il contesto più consono a ciò che siamo”.

Per crescere servirebbero risorse aggiuntive e impianti sportivi di altro genere. “Se guardo ad altre realtà di riferimento mi vengono in mente Castellana e Castiglione, che hanno altre possibilità economiche e strutture di livello. Qui ho sempre cercato di fare i passi lunghi come la gamba, non oltre. Attualmente le strutture ci costringono a far ruotare il vivaio su più campi. È il problema di molti in provincia. Nel Bresciano e nel Bergamasco sono avanti anni luce in ottica centri sportivi, qui siamo indietro. I Comuni fanno ciò che possono, con la nostra amministrazione c’è collaborazione. Probabilmente occorre andare sempre più verso sinergie”.

I legami sul territorio, infatti, non mancano. “Non è semplice perché il campanilismo è un fattore. In passato c’era stata una chiacchierata con il Casalromano. Attualmente abbiamo una collaborazione molto attiva con l’Acquanegra, che è in Seconda categoria ed è diventata lo sbocco naturale per quei ragazzi in uscita dalla juniores che non possono ambire alla Promozione. In prima squadra abbiamo 3-4 calciatori usciti dal vivaio, non è male considerando che siamo un paese di 10mila abitanti e che la concorrenza non manca”.

Investire sul vivaio, peraltro, è sempre meno conveniente secondo Tozzo: “La riforma ha complicato tutto. Noi abbiamo due squadre su quattro ai regionali. Ci piacerebbe calare il poker, ma quando la prospettiva diventa andare in trasferta a Breno o Darfo e farsi un’ora e mezza o addirittura due di strada diventa pesante e oneroso. Come se non bastasse, la decadenza del vincolo espone costantemente le nostre rose al rischio di stravolgimenti. Andiamo avanti focalizzandoci sulla crescita del ragazzi, ad oggi abbiamo 250 tesserati”.

Guardando al professionismo il presidente biancorosso inquadra così il panorama visto da Asola. “I successi del Mantova non hanno avuto un effetto benefico, anzi. Alcuni sponsor si sono fatti ingolosire dalla Serie B salutando i dilettanti. Qui, poi, siamo in una terra di confine tra Brescia, Mantova e Cremona. Da tempo abbiamo un’affiliazione in essere senza dubbio positiva con la Cremonese, che si è dimostrata una società seria, organizzata e di parola. Con il Mantova la cose sono migliorate con questa proprietà, prima non ci si poteva fidare. L’estate scorsa due nostri ragazzi sono approdati nel loro vivaio. Non accadeva da tempo”.

Tozzo è presidente dal 1998. “All’epoca lavoravo in banca, ora sono pensionato. Peraltro facevo l’arbitro con ottimi risultati, ma dovetti rinunciare proprio per l’incarico all’Asola. Quella passione è continuata come fischietto nei campionati amatoriali. Il ricordo più bello di questi 26 anni? La vittoria della Coppa Lombardia nel 2012. Quell’anno vincemmo anche il campionato. Recentemente siamo stati a Romano di Lombardia, sede della finale. Sono riaffiorati ricordi indelebili. C’erano 200 tifosi da Asola, emozioni che non capitano tutti i giorni. Il momento più buio, invece, è stato il doppio salto indietro dalla Promozione alla Seconda Categoria. Due retrocessioni di fila, con quel 5 maggio 2002 che fu un vero incubo, soprattutto per chi è interista come me. Perdemmo con il Castel d’Ario, che l’anno successivo non si iscrisse nemmeno al campionato. Una vera beffa”.

Guardando al futuro il sogno è più da padre che da presidente. “Spero che l’Asola possa arrivare a camminare sulle sue gambe e che possa avere solidità anche senza di me. A breve termine mi auguro che la prima squadra possa approdare ai play-off. In questo periodo giochiamo bene, ma concretizziamo poco. Vedremo, c’è modo e tempo per recuperare”.

Bruno Forza

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