Qui non si tratta più di essere anti-Possanzini, anti-giocatori, anti-Botturi. Non si tratta nemmeno di essere ottimisti ad oltranza, di essere sempre dalla parte della maglia. Qui si tratta semplicemente di salvare il Mantova, la sua progettualità, il patrimonio di entusiasmo miracolosamente ricostruito dal 2023 ad oggi.
Abbiamo visto come i tifosi stessi della Curva passino in un amen dai cori e dai sostegni incondizionati alla contestazione. Del resto dopo due sconfitte per 1-3 ed 1-5 in casa e soprattutto la miriade di errori commessi ripetutamente da Venezia (Coppa Italia) in poi il quadro sembra purtroppo fin troppo chiaro. Oltre alla confusione tattica, agli svarioni tecnici, la testa sembra staccata e si sa che nello sport l’aspetto mentale é determinante. Nel bene e nel male. Squadre costruite per vincere si ritrovano in tunnel senza uscita, viceversa formazioni sbarazzine che giocano senza paura (Mantova 2023/24 docet) vanno oltre i propri limiti ed ottengono risultati impensati.
Ieri il presidente Filippo Piccoli ci è piaciuto perché ha agito da presidente. Travalicando l’aspetto tecnico é entrato in scena perché, comunque, il padrone del vapore é lui e gli altri, volere o volare, sono tutti suoi dipendenti. La sua conferenza stampa era parsa abbastanza chiara, netta, senza dubbi: bisogna muoversi, dare una scossa e nel calcio esistono poche alternative. Considerando che al mercato di gennaio mancano 4 mesi e occorre comunque andare avanti con questo materiale. Ora sembra filtrare l’ipotesi di una fiducia a tempo. Se così fosse ci permettiamo di dissentire. Primo perché la fiducia non può dipendere solo dai risultati ma va oltre, secondo proprio perché allora alla prossima sconfitta si rimetterebbe tutto in discussione avendo perso ulteriore tempo prezioso.
Non sappiamo chi decide, se Piccoli direttamente, oppure consultandosi con Botturi o con qualche altro consiliori. Non ce ne voglia Possanzini, i cui risultati degli ultimi due anni appartengono alla storia del Mantova e lo saranno per sempre. Il calcio però non nasce con lui e non terminerà con lui. Dicendola tutta, spiace e fa quasi pena vedere il tecnico, tanto spavaldo e sicuro nel passato, essere in balia degli eventi e non sapere che pesci pigliare. Andare avanti così, oltretutto dopo queste dichiarazioni, significherebbe fare un passo indietro. Non cambiare o tergiversare solo perché martedì si gioca a Castellammare non ci sembra un motivo valido. Anche perché un cambio tecnico necessita comunque di un periodo di rodaggio. Una società, per quanto snella, deve avere le idee chiare ed agire di conseguenza. Chi ha tempo non aspetti (troppo) tempo.
A.S.
N.B. Fotografia pubblicata su gentile concessione di Mantova 1911 che ne detiene la proprietà