Soltanto tre settimane fa, alla vigilia della trasferta di Genova con la Sampdoria e con il ribaltone tecnico del cambio di direttore sportivo (Rinaudo per Botturi) si stava celebrando una sorta di de profundis per il Mantova. Ultimo, staccato, con il peggior attacco e la difesa più battuta del campionato. I timidi segnali di ripresa visti a Stabia, Avellino e col Sudtirol erano stati subito ridimensionati dalle sconfitte di Bari ed in casa col Catanzaro.
Nemmeno il più ottimista dei tifosi o anche il difensore d’ufficio di Mister Possanzini avrebbe immaginato un tris di successi consecutivi che hanno portato i biancorossi addirittura fuori dai playout. Ovvero se il torneo finisse oggi il Mantova sarebbe salvo. Il calcio é materia labile e soggetta a punti di vista diversi, in particolare con i risultati che cambiano decisamente la prospettiva. Una vittoria stiracchiata può modificare i giudizi perché i tre punti portano buon umore nell’ambiente e fiducia nel gruppo. Quel che è certo é che se con Sampdoria e Padova le gare erano state più equilibrate e decise nel finale, con lo Spezia la squadra virgiliana ha mostrato il suo volto migliore. Ritrovando manovra, gioco, e ritmo travolgente come ai tempi belli della promozione dalla C e delle prime gare di B.
Come sempre i bilanci non sono definitivi e si prestano a conferme partita dopo partita. Di certo si può dire che in questi tre anni il timbro ed il marchio di Possanzini sono ben impressi in questa squadra. Nel bene e nel male. Quando il Mantova gira é evidente che la mano del mister si vede, con le sue trame avvolgenti, a volte noiose, a volte ossessive che però alla lunga producono qualcosa. Ma anche a inizio stagione, quando la squadra virgiliana era ancora alla ricerca di se stessa, probabilmente era vittima di una serie di errori di gestione che poi l’allenatore é stato bravo ed intelligente a cambiare in corso d’opera. Quali? Ad esempio l’eccessivo turnover di 5-6 giocatori gara dopo gara in un momento in cui serviva un briciolo di identità. Nelle ultime partite Possanzini ha confermato il blocco di 10 elementi al massimo cambiandone uno. E i risultati arrivano non proprio per caso. Oppure dopo aver ostinatamente insistito col 4-2-3-1 subendo imbarcate in virtù di un modulo evidentemente non adatto in particolare a qualche nuovo acquisto, ha avuto il coraggio di metterne da parte qualcuno per disegnare un 4-3-3 più coperto e funzionale. Infine anche la gestione dei cambi da qualche tempo é parsa più oculata e razionale, a seconda dello svolgimento delle varie partite.
Poi é chiaro, e qui concordiamo col mister, che spesso gli episodi si trascinano appresso negatività o positività a seconda dei momenti. In fondo col Catanzaro il Mantova a 20′ dalla fine stava vincendo senza soffrire particolarmente poi la disgraziata autorete di Majer ha tolto fiducia e fatto crollare la fragilità fisica e mentale della squadra. Con lo Spezia il gol del 2-0 fallito dagli ospiti ha tenuto la formazione in corsa, che ha pareggiato e poi trovato la fiducia per ribaltare la partita. Insomma, tutto é mutevole, tuttavia non si può non considerare che adesso il Mantova assomiglia ad una squadra che si sta ritrovando. Mentre nelle prime gare della stagione sembrava spesso allo sbando, in balia degli eventi, molle fisicamente e tecnicamente. Passo dopo passo ora l’obiettivo è affrontare una gara per volta cercando di ottenere il massimo fino alla pausa di Natale. Nella quale poi resta fondamentale cercare di migliorare la rosa nei reparti che in questi mesi sono parsi più carenti.
A.S.
N.B. Fotografia pubblicata su gentile concessione di Mantova 1911 che ne detiene la proprietà
