Leggendo i social, che si possono discutere ma non ignorare se si vuole fare comunicazione negli anni 2000, dal dopo Sudtirol-Mantova forse per la prima volta in 18 mesi emerge netta la critica nei confronti di Mister Davide Possanzini. Soprattutto da parte di quelli che non l’hanno mai digerito, al di là dei risultati oggettivi ottenuti per il suo gioco attendista e rischioso, che trovano terreno fertile per puntare il dito sulle scelte e sui metodi del tecnico marchigiano. Niente di nuovo del resto in un mondo dove il risultato è determinante e i “l’avevo detto” spuntano come funghi a fine estate ogni qualvolta si affaccia lo spettro di una crisi dopo un periodo o una prestazione non all’altezza.
Partendo dal presupposto che l’unica vera cosa che ci interessa è il Mantova e la sua programmazione a breve e lungo termine, in momenti come questi, che non sono drammatici ma vanno attenzionati, deve emergere la società. Botturi, Possanzini, il suo staff ed i giocatori sono a libro paga e passano come é accaduto a migliaia di tesserati nell’arco dei 113 anni di storia biancorossa. Senza sminuirli o svalutarli ma tenendo conto che la vita é fatta di queste situazioni. Può succedere di vincere o perdere, di passare dalle stelle alle stalle nel breve volgere di pochi mesi. Può succedere che allenatori, dirigenti o calciatori scelgano di passare ad altri lidi, più ambiziosi nell’ottica di una carriera. Non può succedere, fino a quando sarà alla testa del club, che la dirigenza si faccia da parte o sottostimi gli eventuali problemi. Per il futuro della società ed anche della stessa azienda che ne regge le sorti. Stiamo parlando di film già visti.
Quindi pur considerando che la situazione non è drammatica ma nemmeno fluida in prospettiva, la società deve farsi sentire. Parlando all’opinione pubblica e confutando oppure ribadendo con forza le proprie idee sul momento non facile. Mettendo in discussione tutto e tutti. Al di là dei nomi e cognomi anche le modalità operative da aprile 2024, quando si è avuta la certezza della B, fino al termine dell’anno solare. Entrando nel merito delle rispettive competenze ed ammettendo anche eventuali errori che a oggi sono ancora correggibili. Solo attraverso disamine profonde e concrete, con il solo obiettivo di volere il bene del Mantova, si può e se ne deve uscire. Arrivando, se necessario, a tagliare delle teste e cambiare qualcosa. In ogni settore. Non è facile e nemmeno si può avere la certezza che il rimedio sia migliore del male. Però non si può nemmeno vivere alla giornata e far passare tecnici e giocatori da fenomeni a incapaci solo in funzione dei risultati che arrivano o meno.