Ormai 23 giornate sono tante ed il pareggio casalingo contro la Sampdoria non può fare altro che certificare pregi e difetti di questo Mantova. Che in certi momenti della partita dà l’impressione di essere trascinante e impetuoso, in altri pasticcione ed autolesionista. Con il risultato che la squadra biancorossa naviga sì in una comoda posizione lontana dai rischi della retrocessione, tuttavia spegne anche subito le illusioni di chi vorrebbe un ulteriore salto di qualità.
Signori, il Mantova è questo, in linea con le aspettative di salvezza da sempre pronunciate. Ed è il caso di fermarsi lì, pur considerando che restano altre 15 gare per cercare di migliorare alcuni limiti atavici e probabilmente difficili da togliere. Non può essere un caso se per 4 volte nell’ultimo mese la squadra di Possanzini é andata sotto, addirittura in quattro occasioni (Pisa, Reggiana, Cosenza e Sampdoria) di ben due reti. Con i genovesi è riapparso il vizio, che sembrava superato, di regalare gol sbagliando clamorosamente appoggi dalla costruzione dal basso. E siccome in questi due anni sono stati coinvolti parecchi giocatori in questi errori (Festa, Bani, Muroni Burrai, Brignani, Maggioni ecc.), è chiaro che ci sta la qualità non sempre eccelsa dei protagonisti ma anche gli evidenti rischi cui spesso ci si può esporre con questa manovra.
L’altro lato della medaglia, oggettivo, è che con questa impostazione tattica voluta da Possanzini il Mantova ha vinto un campionato di C e, quest’anno, se la gioca alla pari con squadre che costano anche 10 volte di più. E che la formazione biancorossa non è mai morta, quasi sempre chiude in crescendo e a conti fatti lascia il terreno di gioco con un pizzico di amaro in bocca per quello che poteva essere e non è stato.
L’equilibrio, probabilmente, è difficile da trovare. Ovvero una squadra che sia sempre attenta in ogni frangente, senza pause e precisa e puntuale in zona gol. Questione di qualità dei singoli e degli avversari, forse, o di un’interpretazione radicale del gioco voluto dal tecnico che può esporre a rischi di questo genere. Ma anche a momenti di calcio corale e collettivo come da anni non si vedeva al Martelli. I numeri dicono che la difesa è una delle più bucate del torneo mentre l’attacco, paradossalmente senza una punta da doppia cifra, è il sesto della categoria.
Qualcosa si può migliorare in questa fase si mercato dove sono arrivati Giordano e Paoletti. Del resto, ripetiamo, se questi alti e bassi sono cronici i giocatori contano fino ad un certo punto. Ma anche pretendere che Possanzini cambi la sua idea di gioco é pressoché impossibile. Il tecnico lo abbiamo conosciuto in questi due anni ed é intransigente su alcuni concetti. Magari si può sperare che corregga qualcosa, non certo che cambi la sua filosofia. Chi vorrebbe questo forse dovrebbe solo pensare ad un cambiamento in panchina che ora come ora sembra piuttosto assurdo. Quindi? Avanti così, con la consapevolezza che il Mantova è questo è che, se non crollerà in modo clamoroso negli ultimi tre mesi, ha comunque le carte in regola per centrare l’obiettivo prefissato.