Ormai la paura o l’ansia sono diventate realtà. Se prima la retrocessione in C era uno spettro che aleggiava in lontananza ad ogni risultato negativo, il ciclo di 1 punto in 5 partite, insieme alla classifica, certifica che il Mantova ha imboccato una zona a rischio. I propositi di riscatto ciclicamente e ottimisticamente sbandierati dalla triade Piccoli Botturi-Possanzini sono lettera morta nei confronti di una squadra biancorossa che perde e subisce gol in qualsiasi modo. Facendo nel contempo una fatica terribile a segnare e di conseguenza a fare punti pesanti per una classifica che, a 10 turni dalla fine, é molto preoccupante.
I nodi iniziano a venire al pettine, si potrebbe dire. Non è una critica becera o cattiva verso la dirigenza. È solo la presa di coscienza, oggettiva, di una situazione che vede il Mantova in una crisi che va sottolineata ed affrontata di petto facendo l’impossibile per cercare di salvare il salvabile. Sembra chiaro che questa avventura in B è stata affrontata con un pizzico di sufficienza mista a eccessiva fiducia. Alcuni segnali, come le tre sconfitte post-promozione del campionato scorso o qualche difficoltà emersa nella preparazione estiva 2024, sono stati sottovalutati se non addirittura ignorati. In nome di una organizzazione di gioco e di un gruppo che, con eccessiva sicurezza, venivano considerati in grado di garantire ampiamente la salvezza sul campo. Unico, vero obiettivo dichiarato per la stagione.
Oggi si può dire, dopo 28 giornate, che il mercato estivo non ha spostato gli equlibri rispetto all’anno scorso, che quello invernale è stato addirittura snobbato e che pure qualche conferma di presunti intoccabili dello scorso anno é stata forse frettolosa. Questo sul piano tecnico. Su quello tattico se la squadra ha più o meno sempre tenuto il campo con ordine e non è quasi mai stata messa sotto, alla resa dei conti ha sempre preso gol con troppa facilità (talvolta facendo harakiri) e pagando errori nella costruzione e nella finalizzazione. Insomma il piatto piange e restano 10 gare per invertire una netta tendenza al ribasso e salvare non solo la categoria ma anche un progetto che sembra reggersi su basi sempre più fragili.
Dunque è ancora presto per dire se il progetto di Possanzini sia giunto al capolinea. Di sicuro tante certezze sono meno solide e vacillano sotto i colpi di una crisi conclamata e lunga. In questi momenti deve emergere la società. Fa bene Piccoli a dire che è giusto che un presidente non si intrometta nei piani tecnici. É altrettanto vero però che il padrone del vapore è lui e tutti gli altri sono solo dipendenti. Dirigenti, tecnici e calciatori. Dunque se ritiene che la squadra abbia bisogno di una scossa intervenga, anche con decisioni drastiche e irrevocabili. E visto che il mercato ormai non è più un appiglio, è evidente che l’unica scelta pesante è il cambio di guida tecnica. Magari insieme a chi ha costruito la rosa. Se invece la proprietà ritiene che la fiducia nel lavoro di Botturi, Possanzini, il suo staff ed i giocatori sia ancora immutata e porti alla agognata salvezza, lo dica apertamente. Legittimando quindi anche una ipotetica retrocessione che sarebbe pesante e azzererebbe molti progetti già messi in cantiere. C’è bisogno di chiarezza e l’unica voce che può darla è solo la proprietà. Al di là di come poi finisca la stagione.