È arrivato il tanto atteso primo successo in campionato del Mantova, che tra l’altro è anche il primo di tutta la nuova stagione, precampionato e Coppa Italia compresi, contro una formazione professionistica.
Qualche patema iniziava ad aleggiare attorno alla formazione di Mister Possanzini, più che per i risultati, per le prestazioni che faticavano ad assomigliare a quelle delle due gestioni del tecnico marchigiano. La squadra biancorossa sembrava timida, povera di personalità rispetto a quelle arrembanti e propositive, al netto degli errori e della qualità, che dominarono la C e si salvarono il campionato scorso evitando i play-out.
Col Pescara non è che d’incanto tutto sia migliorato. Conquistare i tre punti è stato tonificante per la classifica e per il morale, anche se lo stesso Possanzini ha riconosciuto che ora come ora non è ancora la squadra che lui vorrebbe avere. Ci sono state luci ed ombre nella prestazione di sabato sera, che potranno essere analizzate con la dovuta calma durante la sosta per le Nazionali.
Le ombre, principalmente, a nostro avviso risiedono in un’organizzazione di gioco ancora incerta e poco autoritaria. Volente o nolente, la costruzione dal basso del Mantova è nota a tutti e ogni formazione, a modo suo, adotta le opportune contromisure. Inoltre, e qui sta l’aspetto mentale, lo scorso anno i biancorossi davano più o meno sempre l’impressione di capovolgere il fronte ripartendo dopo avere subito anche due gol. Con Monza e Pescara, per non parlare del Venezia, le reti incassate sembrano invece avere tolto certezze. Creando momenti di ansia, frustrazione ed un pizzico di lucidità in meno, se non proprio confusione. Del resto cambiare ben 9 giocatori in un meccanismo tattico sofisticato come quello di Possanzini non è certamente facile. Certamente c’è da lavorare per mettere a posto alcuni tasselli del puzzle e farlo con un pieno di fiducia è di sicuro una buona cosa.
Di positivo, oltre al successo, la reazione nel finale quando sembrava che l’ago pendesse dalla parte del Pescara ed anche l’oggettiva migliore qualità della rosa. Stavolta nel momento delle scelte il tecnico ha potuto contare su una panchina più lunga e con interpreti diversi. Sono entrati, ad esempio, elementi come Majer, Mensah, Falletti, Bragantini e Fiori che hanno dato una svolta al match. Insomma l’allenatore ha più carte da giocare rispetto allo scorso anno e, volendo, potrebbe anche rivedere qualcosa dal punto di vista puramente tattico.
A.S.
N.B. Fotografia pubblicata su gentile concessione di Mantova 1911 che ne detiene la proprietà