Partiamo dal presupposto che il Cesena è più forte. Lo certifica la classifica, la qualità dei giocatori nell’uno contro uno, la personalità nel gestire la partita. Semmai può non esserlo sotto il profilo dell’organizzazione tattica ma questo è un altro discorso. Di conseguenza una sconfitta in terra di Romagna poteva essere messa in preventivo, anche se tutte le gare vanno giocate al meglio e nel calcio le sorprese sono all’ordine del giorno.
La rabbia, semmai, è nella constatazione che questa volta il Mantova ha scelto, tra virgolette, un modo diverso di perdere, ovvero facendosi rimontare dal doppio vantaggio costruitosi nel primo tempo col rigore di Ruocco e la punizione di Artioli. Un Cesena che soffriva la fisicità e gli spazi creati da Mensah, il quale purtroppo dopo mezz’ora ha dovuto alzare bandiera bianca. Con la sua sostituzione la squadra biancorossa ha inevitabilmente iniziato ad arretrare sotto la spinta del Cesena il quale alla lunga ha fatto valere la sua superiorità ed a conti fatti ha vinto con merito.
Insomma non è cambiato nulla, a nostro avviso, che già non si sapesse. Il Mantova di Possanzini per lunghi tratti della gara tiene testa, o comunque in apprensione, anche a formazioni più titolate. Poi, è la nostra analisi, alla distanza la squadra è destinata spesso a cedere. Per errori individuali, per minore qualità in campo e dalla panchina, per elementi che evidentemente non stanno rendendo secondo le attese. Anche per scarsa personalità perché sul 2-0 in linea teorica si può provare in qualche modo a portare a casa qualcosa di meglio che i soliti applausi ma nessun punto.
L’impressione è che il Mantova si stia cacciando in un vicolo cieco. Sembrava che le tre vittorie consecutive avessero segnato una svolta, ora invece sono arrivate altrettante sconfitte che hanno riportato le cose ad un mese fa, nel momento peggiore della crisi. Conforta il gioco, la manovra avvolgente, tuttavia 10 sconfitte su 16 partite sono tante a maggior ragione in una squadra che ha come obiettivo la salvezza. Si continua a dire che la strada è quella giusta, che il lavoro pagherà, che i giocatori sono tutti con l’allenatore. La realtà però è che i risultati non arrivano. Possanzini giustamente difende la qualità dei suoi ragazzi, resta allora da capire di chi sia la colpa. Con questo andazzo e questa rosa, senza ritocchi, l’impresa sembra difficile. Restiamo dell’idea che a gennaio debbano essere innestati acquisti di spessore un po’ in ogni reparto. Compatibili al disegno di Possanzini, se come indicato dalla società resterà saldamente al suo posto. Qualcosa bisogna fare, prima di retrocedere tra gli applausi o le pacche sulle spalle.
A.S.
N.B. Fotografia pubblicata su gentile concessione di Mantova 1911 che ne detiene la proprietà
