Oggi, vigilia di Natale, taglia il traguardo delle 85 primavere Ugo Tomeazzi.
Una delle bandiere viventi più fulgide del Mantova. Un pezzo di storia calcistica come giocatore in campo, come allenatore moderno e per un breve periodo anche come direttore tecnico. In qualsiasi ruolo, in ogni caso, una persona vera, un grande uomo, un professionista esemplare che forse dalla carriera ha ottenuto anche di meno di quanto avrebbe potuto.
Nato a Bomporto in provincia di Modena, Tomeazzi crebbe nelle giovanili del club canarino imponendosi all’attenzione generale tanto da passare all’Inter. Di lì due anni al Torino, con conseguente convocazione nell’Italia Olimpica che vinse il bronzo a Roma 1960, in seguito un altro biennio al Napoli con la conquista della Coppa Italia. Nel 1963/64 si trasferisce al Mantova, città che non lascerà più: qui diventa il “Tom”, prima attaccante e poi mediano dai piedi buoni che vedeva la porta. Nove anni straordinari (5 in A, 4 in B) con 219 presenze e 19 reti all’attivo.
Smessi gli scarpini, Tomeazzi iniziò ad allenare tramite l’amico di sempre Gigi Simoni nelle giovanili del Genoa per poi intraprendere la carriera di tecnico in C proprio nel Mantova. Un torneo esaltante nel 1977/78 lanciando parecchi giovani (terzo posto) ed altre due stagioni in cui dovette dividersi tra campo ed i banchi di Coverciano per il Supercorso.
Lasciata temporaneamente Mantova, riprese dalla Primavera della Spal e poi vinse la Serie D con un calcio spettacolare a Rovigo e Suzzara. La zona irruppe nel calcio solo qualche anno dopo, lui ne fu il precursore. Tanto che l’ambizioso presidente Paolo Grigolo, su consiglio del grande dt Gustavo Giagnoni, lo richiamò al Mantova per dare il via ad un ciclo vincente. Nel 1992/93 i biancorossi del Tom dominarono la C2 e l’anno successivo in C1, quando fu richiamato al posto di Bellotto, diede vita ad un testa a testa incredibile col Chievo di Malesani per il ritorno in B. Purtroppo finì male, secondo posto alle spalle dei veronesi e poi beffa col Como di Tardelli (giunto quinto) ai primi playoff della storia. La squadra era stanca e non percepiva stipendi da mesi, tanto che in estate fallì. Ma quel Mantova 1993/94 resta uno dei migliori della storia.
Il canto del cigno al Mantova del Tom fu nel 2000 quando il presidente Cioli lo chiamò nel nuovo ruolo di direttore sportivo. In pochi mesi mise in piedi una rete di osservatori utilizzando anche le prime, moderne tecnologie informatiche, analizzando oltre 200 giocatori di ogni categoria. Un archivio inestimabile che purtroppo non fu utilizzato da chi gli succedette, perché con il suo orgoglio il Tom si dimise per incomprensioni in seno al club. Ed il Mantova ci perse parecchio.
Tanti auguri Tom, la tua bandiera biancorossa continua a sventolare!
A.S.

