Questa settimana è il turno di un Mantova Club dal nome tutto particolare: Giustizia Biancorossa, un nome dal doppio scopo, quello di fare “giustizia” degli avversari, ma anche quello di raccogliere intorno a se gli appassionati biancorossi che svolgono la professione forense. Con il Presidente Gaetano Favia parliamo del Mantova e della vita del Club.
Domanda: siamo reduci dalla pesante sconfitta di Cesena. Un tuo parere e come uscire dal mal di trasferta?
“Credo come te di essere uno dei 60 milioni di allenatori esistenti in Italia. Il Mantova gioca sempre alla stessa maniera, in casa, in trasferta e come l’anno scorso, ma la differenza è data dal fatto che gli avversari sono cambiati, al minimo passo falso ti sbranano. L’inizio dell’incontro è sempre rallentato (questo consente, è vero, di fare finali sprint, ma se devi recuperare 2 goal diventa dura) ed alla fine l’errore ci scappa. Ecco vorrei vedere, in trasferta, un atteggiamento aggressivo non di “attesa” (che poi diventa “timore”: la partita col Lecce in precampionato è stata esemplare e paradigmatica). Non puoi sempre costruire dal “basso” con avversari di caratura superiore. E’ evidente che io ho sempre le immagini di calcio della mia giovinezza (anni ’60 e ’70: contropiede e difesa durissima, rivoluzione olandese, ma devi sempre surclassare gli avversari atleticamente in primis e poi, se possibile, tecnicamente)”.
Cosa ti convince maggiormente e cosa ti lascia perplesso nel gioco espresso dai biancorossi dopo queste prime 7 partite?
“Mi riporto in parte alla prima risposta. Parliamo subito delle cose belle: si gioca fino all’ultimo minuto, qualcosa viene sempre fuori e questo dà molta fiducia alla squadra e a noi tifosi. Per il resto, mi ripeto, non vorrei che l’atteggiamento in campo e il modo di giocare diventassero un dogma fideistico”.
Quali sono i giocatori in biancorosso che finora ti hanno maggiormente colpito, e chi al momento non ha rispettato le aspettative?
“La risposta è semplice ed è nell’intitolazione di uno dei Mantova Club più conosciuti: “la vecchia guardia” quali Burrai, Mensah, Fiori, Redolfi e tutti gli altri confermati dello scorso campionato. I nuovi arrivi, al momento, mi lasciano perplesso, soprattutto Aramu e Mancuso, nonostante il goal di quest’ultimo al Cittadella; non vorrei che la concorrenza innervosisca Galuppini che è più giovane e, non dimentichiamolo, è stato il goleador dello scorso anno”.
Parliamo del tuo club. Quali sono le prossime iniziative, quanti soci avete e raccontaci la vostra storia.
“Siamo in stasi in quanto è in atto una riorganizzazione interna della struttura. L’aspirazione è realizzare, coerentemente ai nostri scopi statutari, due serate conviviali: una “storica” con la sorella di Dante Micheli e l’altra “contemporanea” con la presenza di tesserati della società. Ma dobbiamo superare il primo scoglio. Numericamente siamo, come i lettori de “I promessi sposi” di Manzoni, 25 soci, anzi 24, con dolore per la scomparsa di Romano Cestari, pilastro dell’associazione. Il Mantova Club Giustizia Biancorossa nasce nel 2007 con una particolare caratterizzazione professionale (legata al ceto forense), anche se, col passare degli anni, il suo DNA è cambiato: oltre agli storici professionisti, abbiamo imprenditori e dipendenti. Il nostro fiore all’occhiello è il tesseramento dell’Ing. Basilio Giagnoni figlio del “Capitano” per antonomasia. Abbiamo il nostro striscione allo Stadio e organizziamo incontri/conviviali in cui gli ospiti relazionano su un tema preconcordato. Gli ultimi due eventi hanno avuto la gradita presenza di Adalberto Scemma e di Giovannino Toschi (bomber dei primi anni ’70) con “guest star” Roberto Boninsegna. C’è stato inoltre l’incontro con la Società dopo il filotto del prime 5 partite dello scorso anno nel quale il Presidente disse lapidariamente: ‘Non faccio proclami, sto costruendo e mi servono tre anni per salire’. Ora siamo in B e fino ad oggi con onore, contando di confermare a fine anno una categoria che per Mantova e per il Mantova deve rappresentare da sempre un obiettivo primario, senza abbandonare il sogno di tornare nella massima serie, che il “sistema” ci ha impedito nel 2006 di rivivere dopo 35 anni”.
E noi speriamo che in futuro GIUSTIZIA sia fatta, in primis per Mantova e per gli amici dell’omonimo club.
G.N.