Domenica scorsa contro il Gussago è arrivato il primo sorriso dopo tre giornate terribili nelle quali il suo Union Team Marmirolo ha incassato altrettante sconfitte e il pesante fardello di dieci gol al passivo e nessuno all’attivo. Matteo Tenedini, classe 1983, non è certo il tipo che si arrende alle prime difficoltà come ha dimostrato da calciatore e poi negli ultimi sedici anni trascorsi in panchina.
PARTENZA IN SALITA
“Siamo reduci -sottolinea il tecnico giallorossoneroverde- da tre settimane devastanti per quanto riguarda i risultati anche se non dovremmo analizzare solo la superficie ma scendere più nel dettaglio per capire il nostro avvio di campionato. In primis, se pensiamo che domenica affronteremo la Verolese, significa che nelle prime cinque giornate il calendario ci ha riservato ben tre squadre ai vertici della classifica, quindi non siamo stati fortunati da questo punto di vista. In secondo luogo, dobbiamo tenere conto che la rosa è stata rivoluzionata per il terzo anno consecutivo e abbiamo un’età media molto bassa con tutti gli annessi e connessi che ciò comporta. La vittoria contro il Gussago mi auguro rappresenti uno spiraglio di sole che ci consenta finalmente di vedere la luce in fondo al tunnel, ma i ragazzi sono entrati in campo visibilmente contratti e anche con un po’ di paura. Inoltre, fin dalla preparazione estiva abbiamo dovuto fare i conti con gli infortuni, non da ultimo quello di Caffarella e solo da poco abbiamo recuperato degli elementi importanti. Ribadisco, questi non sono alibi ma la nostra partenza tutta in salita andrebbe valutata in maniera più approfondita”. “La società -aggiunge- insieme al mio staff si sta adoperando al massimo per cercare di uscire da questa situazione ma certamente il clima in cui abbiamo lavorato finora ha reso tutto più difficile. Spero che l’aver spezzato il digiuno di punti possa restituire serenità a tutto l’ambiente”.
PASSATO E PRESENTE
“Ho iniziato a giocare tardi -sorride Mister Tenedini- nelle giovanili del Castellucchio dove sono arrivato fino alla Prima squadra. Successivamente sono passato al Sarginesco e poi al Curtatone dove ho cominciato ad allenare la Juniores alle soglie dei 30 anni. Il passo verso la panchina della Prima squadra è stato breve e in quattro stagioni ho raggiunto tre volte la finale play-off senza mai riuscire a ottenere la promozione. Nella stagione 2017/18 sono stato vice di Alessandro Novellini allo Sporting Club in Promozione, una stagione sofferta nella quale ci siamo salvati ai play-out. Ma il ruolo di allenatore in seconda non faceva per me è quindi mi sono rimesso in pista alla Medolese e poi alla Serenissima. In totale, quattro anni alla guida della Juniores e ben dodici in categoria: sono alla sedicesima stagione in panchina e vanto il record poco invidiabile di sei finali play-off tutte perse. Ma ritengo che le finali prima di giocarle vadano raggiunte”.
FUORI DAL CAMPO
“Sono nato a Mantova il 13 luglio 1983 -racconta il tecnico dell’Union Team- e risiedo a Castellucchio, dove da ben ventidue anni lavoro come responsabile di un’azienda di autotrasporti. Provengo da una famiglia di agricoltori i cui non è mai interessato il calcio è ciò nonostante non mi hanno impedito di coltivare la mia passione. Tra lavoro e allenamenti ho poco tempo libero a disposizione e quel poco lo dedico alla famiglia e alle mie due bambine”.
CUORE NERAZZURRO
“Sono diventato tifoso dell’Inter -ricorda Matteo- ai tempi delle elementari quando i nerazzurri erano in auge con i panzer tedeschi in campo e Trapattoni allenatore. La rivalità a scuola con i miei compagni milanisti era molto forte all’epoca”.
FONTI D’ISPIRAZIONE
“L’idea di allenare -conclude Tenedini- è nata perché mi sono sempre piaciute le dinamiche di spogliatoio e la gestione di tutto ciò che accade sia dentro che fuori dal terreno di gioco. Da interista, il modello cui m’ispiro non può che essere Josè Mourinho perché ci ha fatto vivere due stagioni di un’intensità straordinaria e regalato emozioni indimenticabili. Simone Inzaghi dopo un’iniziale diffidenza mi sta piacendo per come fa giocare la squadra e Antonio Conte è un tecnico che ti spreme fino allo stremo delle forze ma centra gli obiettivi. Senza dimenticare Carlo Ancelotti con la sua incredibile esperienza e serenità e la capacità di non fallire mai nei momenti cruciali. Non so se sia solo fortuna, non credo, sta di fatto che le sue squadre riescono sempre a portare dalla loro gli episodi decisivi “.
Stefano Aloe