Undici stagioni in biancorosso, punto fermo del Mantova Anni 80 in cui riuscì perfino a disinnescare il genio di Diego Armando Maradona in un’amichevole passata alla storia: stiamo parlando di Silvano Mazzi, 60 anni il prossimo 12 febbraio, attuale tecnico della sua Cannetese.
MANTOVA NEL CUORE
“Sono arrivato al Mantova -racconta Mister Mazzi– all’età di 14 anni e ho fatto tutta la trafila fino alla Primavera e a 16 anni in occasione della partita contro la Sanremese giunse la prima convocazione in Prima squadra, con la quale andai in ritiro nell’estate successiva. Insieme a me partì anche Mario Bortolazzi che a 16 anni giocava già titolare”. “Tra i momenti più belli -prosegue- rimane indimenticabile l’8 giugno 1986: lo spareggio a Piacenza per la promozione in C1 vinto ai rigori contro l’Ospitaletto. Bertani aveva i crampi e allora Mister Veneri venne da me e mi chiese di andare sul dischetto e prima ancora di avvicinarmi all’area di rigore, avevo già deciso come tirarlo”. “Un’altra partita -aggiunge- che ricordo con piacere è un Chievo-Mantova 1-1 con mio gol giocata al Bottagisio ai tempi della C2. Tra i compagni dell’epoca, ricordo con piacere Andrea Agostinelli sia come giocatore che come uomo: nei momenti di difficoltà ci diceva ‘date la palla a me’ ed era sempre disposto ad aiutare gli altri. Poi naturalmente gli amici Nadir Brocchi e Piero Avanzi”.
CHIUSURA IN BELLEZZA
“Dopo il Mantova -spiega l’allenatore rossoblù- ho giocato tre anni nel Fiorenzuola dove ho chiuso la mia avventura nel professionismo ed è stato bellissimo che l’ultimo incontro sia stato Fiorenzuola-Mantova 2-2 ultima di campionato 1992/93: i biancorossi già matematicamente primi e noi arrivammo secondi e promossi in Serie C1. Poi sono stato alla Casalese in Serie D e l’ultima tappa quattro anni a casa mia, alla Cannetese in Promozione dove ho smesso a 35 anni”.
STAGIONE 2024/25
“Il bilancio finora è positivo -afferma il tecnico della Cannetese– alla luce dei tanti cambiamenti in estate e del fatto che io per primo non avevo un’idea precisa del nostro reale valore. Sono arrivati elementi dalla Terza e dalla Juniores, quindi è ancora presto per capire dove potremo arrivare, fermo restando che il nostro obiettivo rimane la salvezza. Certo, in classifica siamo a quota 16 a ridosso della zona play-off e c’è un po’ di rammarico per un paio di punti persi nei minuti di recupero”.
DAL CAMPO ALLA PANCHINA
“Ho iniziato ad allenare -spiega Mazzi- nel 2001 ad Asola, poi sono stato per tre anni nel settore giovanile del Castiglione e successivamente alla Juniores del Casalromano con cui abbiamo vinto il titolo provinciale in finale contro il Suzzara. Cominciare con i giovani è un’esperienza bella e costruttiva perché sono più inclini all’apprendimento, a imparare nuove cose e quindi un allenatore può sviluppare maggiormente le proprie idee. Dopo aver appeso le scarpe al chiodo, desideravo rimanere nell’ambiente del calcio ma non ero tagliato per stare dietro a una scrivania, io sono uomo di campo e mi piace insegnare calcio. Non ho mai guidato grandi squadre ma ho preferito il ruolo di outsider perché amo le sfide e la competizione”. “Come modello -conclude- mi piace Antonio Conte, forse perché sa trasmettere alle sue squadre le qualità che aveva da calciatore”.
Stefano Aloe