La doppia trasferta in terra di Campania si conclude con un punto e l’impressione che il Mantova lentamente e faticosamente abbia ritrovato un pizzico di identità in più. Tanto basta per confermare in panchina Mister Possanzini, che all’indomani del pesante 1-5 col Frosinone sembrava essere sul punto dell’esonero, anche da dichiarazioni dello stesso presidente Piccoli.
La classifica non è certamente migliorata, anzi la squadra biancorossa è scivolata ulteriormente più giù, ma il secondo tempo di Castellammare di Stabia ed un’ora ad Avellino hanno fatto rivedere sprazzi della vecchia organizzazione di gioco e di personalità, cose che tra agosto e settembre sembravano del tutto sparite. Sono rimaste invece, purtroppo, amnesie difensive che solo ad Avellino non sono state letali ed una immensa fatica a fare gol. In sostanza l’essenza del calcio, quelle cose che determinano i risultati e che in qualche modo vanno risolte se si vuole raggiungere l’obiettivo della salvezza. Certo, non è colpa dell’allenatore se qualche elemento in particolare, sia dietro come davanti, commette errori pesanti e a volte anche disarmanti. Semmai al tecnico si può imputare una diversa impostazione della retroguardia nelle palle da fermo: non sarebbe uno scandalo se, come ha fatto l’Avellino, si marcasse rigorosamente a uomo. Il momento é difficile ed occorre fare il possibile ed anche di più per portare a casa dei punti. Il treno della salvezza, a questo punto, passa attraverso un filotto di vittorie e/o di pareggi. Altrimenti si continuerà a restare a livello di pure intenzioni.
Dal punto di vista tattico, senza avere la pretesa di insegnare nulla a nessuno, sembra che il centrocampo a tre dia maggiore equilibrio. Sia in fase di impostazione che di copertura. Artioli e Paoletti (poi sostituito da Majer) ad Avellino non sono spiaciuti, lasciando libero Trimboli da compiti di regia e dandogli l’opportunità di svariare a tutto campo com’è suo costume. Inoltre una cosa che a nostro modesto avviso andrebbe corretta é l’assetto generale della squadra. Al di là del turnover abituale da tre gare in una settimana, riteniamo che Possanzini debba avere in testa una formazione più o meno base per almeno 8/11 invece di, come accade spesso, cambiare 5-6 giocatori a partita. A maggior ragione in un momento in cui il Mantova dimostra di essere poco compatto e coeso. Ora c’è la sosta durante la quale il tecnico avrà il tempo di lavorare su alcuni concetti. Sulla testa, inoltre, e forse anche sulla preparazione fisica, che in queste prime fasi di questa stagione in certi momenti è parsa un po’ carente.
Ribadiamo, una volta per tutte, che il nostro compito non è quello di cacciare Possanzini, di sparare a zero su Botturi e nemmeno di insultare i giocatori. Non lo abbiamo fatto nè lo faremo mai. Ci interessa solo, come del resto a tutti, la salvezza del Mantova e raccontiamo le nostre impressioni dettate anche dall’esperienza. Poi esiste una società che è deputata a prendere le sue decisioni indipendentemente da quanto noi scriviamo o pensiamo.
A.S.
N.B. Fotografia pubblicata su gentile concessione di Mantova 1911 che ne detiene la proprietà