Sei punti in due gare quando nelle precedenti dieci il Mantova ne aveva ottenuti soltanto cinque e pareva destinato ad una retrocessione senza appelli. Il calcio è certamente materia strana, non sempre razionale anche se non si può credere che tutto nasca per caso o per magia. La realtà dei fatti è che con il secondo successo consecutivo, ieri col Padova, la squadra biancorossa si è rimessa in corsa per una salvezza sempre difficile da raggiungere però che adesso sembra più alla portata, o comunque da giocarsi fino in fondo. A maggior ragione dopo che tutto l’ambiente si è ricompattato ed anche i tifosi intravedono uno spiraglio di luce.
Cosa è successo dunque in due sole gare? Il brutto anatroccolo (senza offesa per nessuno, beninteso) diventa cigno solo nelle favole, per cui non si può credere che improvvisamente come d’incanto tutto si sia modificato. Però nel calcio certi equilibri, soprattutto a determinati livelli, sono labili e spostano in positivo o negativo molte cose. Soprattutto i risultati, che oltre a determinare giudizi si trascinano contestazioni e crisi al pari di momenti di euforia e stati di grazia. Ha ragione Possanzini quando in sala stampa ha ricordato che, ad esempio, col Catanzaro in una partita che sembrava in controllo la sfortunata autorete di Majer ha dato una svolta verso al ribasso che ha coinvolto tutta la squadra. Come al contrario il gol di Ruocco a Genova ha restituito autostima ed un pizzico di fiducia anche superiore al valore del già importante successo. Convincendo il gruppo ad andare oltre i propri limiti, tirando fuori quel qualcosa di più, a livello caratteriale, che da tempo abbiamo invocato. Può essere, come ribadiscono i protagonisti che anche la scossa psicologica dell’esonero del Ds Botturi abbia avuto il suo peso ma non vivendo all’interno del gruppo prendiamo per buona questa ipotesi.
Ed al proposito, tirando in ballo il nuovo Ds Rinaudo non si può pensare sia un mago e nemmeno un portafortuna. Intanto a nostro avviso ha fatto un cambiamento di rilievo, ovvero si è messo ad osservare le gare dalla tribuna e non dalla panchina come faceva Botturi. Qualcuno potrà dire che non conta nulla, per noi invece é giusto che il tecnico nel corso della gara prenda le sue decisioni, senza pressioni o condizionamenti di nessun genere. Non vogliamo dire che Botturi imponesse determinate scelte, ci mancherebbe, però qualsiasi dubbio in tal senso deve essere fugato. Poi in settimana i confronti sono sacrosanti e doverosi, come le analisi e le possibili soluzioni. Al di là di questo, già ora Rinaudo dovrà valutare cosa e quanto serve per rinforzare adeguatamente una rosa costruita un modello di gioco (4-2-3-1) ora corretto in corsa a 4-3-3. In termini di fisicità, soprattutto in retroguardia, in termini numerici e di personalità a centrocampo, in termini di maggiore determinazione sotto porta. Non dimentichiamo infatti che il Mantova rimane la squadra col minor numero di reti fatte (9) in 12 partite di campionato. E che solo tre giocatori (Mancuso 4, Ruocco 3 e Fiori 2) sono andati a segno. In controtendenza col passato quando i biancorossi erano definiti una cooperativa del gol in quanto più o meno segnavano tutti. Questo lavoro di ricostruzione, sia tecnico che mentale, coinvolge ovviamente anche Mister Possanzini. Che ora durante la sosta può lavorare con il conforto di una classifica comunque migliore per limare e alzare il livello collettivo, per quanto possibile, della sua squadra.
A.S.
N.B. Fotografia pubblicata su gentile concessione di Mantova 1911 che ne detiene la proprietà
