A inizio campionato i dubbi dei sostenitori del Mantova ed anche degli stessi componenti di squadra e società erano sostanzialmente questi: il gioco avvolgente con la costruzione dal basso che ha permesso di dominare la Serie C sarà funzionale anche in B?
Dopo otto gare, ovvero più di un quinto del torneo la risposta può dirsi positiva. Al di là degli 11 punti, attraverso 3 vittorie, altrettante sconfitte e 2 pareggi, la truppa di Possanzini di fatto non è mai stata messa sotto dagli avversari, se si eccettuano frazioni di gara in particolare a Cesena ed in casa con il Cosenza. Anzi, la personalità mostrata dai biancorossi nel gestire la manovra si è sempre vista, soprattutto al Martelli ma pure in trasferta dove comunque sono parsi sempre propositivi malgrado i risultati spesso negativi.
Quindi come sosostiene Mister Possanzini il Mantova in questa Serie B ci può stare alla grande, partendo dal presupposto che l’obiettivo era, rimane e sarà sempre la salvezza. Quello che semmai è emerso in questo primo spezzone di campionato è la difficoltà che la squadra virgiliana incontra a tradurre in maniera sonante le opportunità che crea. In pratica la fatica a fare gol a fronte di una manovra organizzata ma anche dispendiosa dal punto di vista fisico. Attenzione, 10 reti in 8 gare non sono poche però va rimarcato come spesso il Mantova ha arpionato nel finale punti che avrebbero potuto (e dovuto) arrivare prima per essersi fatto preferire sotto il profilo del gioco.
Altra situazione che si è evidenziata è la relativa facilità con la quale si subiscono reti. Nella maggioranza dei casi non per la superiorità mostrata dagli avversari quanto piuttosto per errori o atteggiamenti di eccessiva sicurezza che potrebbero essere letti come superficialità. E insistendo sul fatto che servono punti per la salvezza questo è un fattore che va migliorato.
Del resto occorre fare un’analisi completa. Il Mantova 2024/25 è costruito per la gran parte sull’ossatura della formazione che ha vinto lo scorso anno. Dove in rosa sono stati blindati tanti giovani che hanno sorpreso in C ma devono dimostrare di essere all’altezza della categoria superiore. I cosiddetti “vecchi” (Galuppini, Mensah, Panizzi, lo stesso Festa) sono debuttanti assoluti o quasi nella serie cadetta. In più aggiungiamo che gli innesti sono stati o elementi esperti reduci da annate un po’ sottotono oppure giovani che si presentano per la prima volta sul palcoscenico della B. Il tutto legato all’integrazione in un meccanismo di gioco, quello di Possanzini, che richiede tempo e attenzione prima di essere assimilato in toto.
Senza offesa per nessuno, la qualità della rosa non è certo il punto forte del Mantova, quanto piuttosto l’organizzazione tecnico-tattica della squadra che sa mettere in difficoltà gli avversari. I quali però spesso possono contare su giocatori di spessore più elevato che da soli possono trovare il colpo per segnare ed anche vincere. In definitiva la domanda é diventata questa: riuscirà il gioco migliore del Mantova a sopperire alla maggiore qualità di altre squadre? Noi propendiamo per il sì, inteso come salvezza, a patto naturalmente di porre sempre maggiore attenzione agli errori che in B potrebbero rivelarsi determinanti.