Il Mantova è tornato al successo, che finora è sempre e solo stato casalingo, dando una bella sistemata alla classifica ed al morale generale. Allontanando anche i malumori e le critiche di chi dopo il non esaltante pareggio di Bolzano vedeva il futuro nero. Nell’occhio del ciclone era entrato soprattutto Mister Possanzini, reo di cambiare troppo spesso la formazione base e non utilizzare con la necessaria frequenza elementi cardine del campionato scorso.
Posto che un successo non cambia l’opinione, positiva o negativa che sia e che tra pochi giorni ci sarà subito la controprova a La Spezia, è chiaro che a mente fredda e senza gli assilli impellenti della classifica può essere fatta un’analisi più serena. Che Mister Possanzini, al netto degli infortuni e delle indisponibilità, abbia l’abitudine a cambiare forse troppi giocatori per volta è un dato oggettivo. Lo faceva l’anno scorso, nel torneo dominato in C, lo sta riproponendo quest’anno. Poi i risultati come spesso accade fanno la differenza e spostano i punti di vista da una parte oppure dall’altra. Come del resto i giocatori scelti, di volta in volta, con il loro atteggiamento in campo possono o meno dare ragione alle decisioni del loro allenatore.
Al di là dell’intelligenza artificiale, i numeri oggettivi dicono che il Mantova è la squadra con il penultimo budget della categoria. Come dire che le valutazioni attuali sulla qualità della rosa non sono straordinarie. Poi, essendo composta per buona parte da giovani di possibile prospettiva, si può sperare che alcuni elementi possano fare il definitivo salto consentendo alla società ed ai suoi tifosi di disputare un torneo senza patemi centrando la salvezza. Ma proprio perché giovani sono soggetti a sbalzi di rendimento e quindi una crescita può essere non così diretta o verticale. Serve tempo, del resto questo è il percorso tracciato dal club.
Quanto a Possanzini, sappiamo che gli allenatori proprio in base alle loro scelte sono portati a dividere i tifosi. Sembra scontato che il disegno tattico del mister sia quello consolidato nei due anni e se qualcuno pensa di cambiarlo va fuori strada. Certo, può correggere determinate decisioni e la partita col Frosinone ha dimostrato che si può vincere anche senza una costruzione ossessiva dal basso ma adattandosi ad un gioco più verticale. Tutto vero, come il fatto che qualche rinforzo nella rosa nel prossimo mercato di gennaio, nell’ottica di una programmazione mirata, non può fare altro che aiutare.