Il 2024 se ne sta andando e, paradossalmente, forse dal punto di vista calcistico in ottica Mantova è un bene. Ci spieghiamo. Fin troppo evidente che l’anno solare che ci sta abbandonando sarà consegnato agli archivi dei 113 anni di storia biancorossa come uno dei più appassionanti. Con la inaspettata promozione in B ed i primi mesi di assestamento senza scosse nella nuova categoria. Però la vita va avanti, come è normale che sia, e nulla è uguale a sé stesso. Nessuno avrebbe pensato ad una prestazione tanto incolore con la Reggiana tre giorni dopo la gagliarda prova di La Spezia. Ed in questo non c’entrano Possanzini e nemmeno gli assenti, data la totale mancanza di gioco emersa nel derby. Meglio dunque trarre lucide conclusioni a mente serena, digerire la sconfitta nel corso della sosta e guardare avanti. Senza pensare, attenzione, che sia matematica il riscatto ma analizzando con raziocinio queste prime 20 gare di B staccandole in maniera definitiva dal campionato scorso. Che ormai è storia a sè.
Gli alti e bassi di questi quattro mesi nella nuova categoria hanno dimostrato qualcosa di positivo e negativo. La società ha deciso di blindare con un pizzico, forse, di eccessiva presunzione il gruppo dell’anno scorso. Dando per scontato che sull’onda della esaltante promozione si potesse disputare un campionato senza grossi patemi. Dimenticando, probabilmente, che i giovani hanno bisogno di tempo per confermarsi a certi livelli e che la qualità, nella quale mettiamo anche la personalità e non solo la tecnica, è merce rara. E pure gli esperti del gruppo della promozione sono arrivati ai 30 anni senza avere assaggiato la cadetteria. Se nel quadro generale mettiamo anche che, senza offesa per nessuno, che gli acquisti estivi non hanno aggiunto molto e che pure il gioco (e la gestione) di Possanzini è abbastanza radicale ne esce un’immagine un po’ sfuocata del Mantova 2024/25.
Sulla quale è però bene intendersi. Tra prestazioni convincenti ed altre meno, la rosa ha dimostrato che può giocarsela per la salvezza. A meno di auspicabili e decisi salti in avanti sul piano della continuità (finora solo al massimo tre risultati utili di fila), passando da momenti positivi ad altri negativi. Ovvero lottando fino alla fine con la speranza e la fiducia di potercela fare ma anche mettendo in conto il rischio che qualcosa possa andare storto. Ecco perché mai come quest’anno il mercato giunge opportuno. Per migliorare quanto sia possibile un gruppo nei ruoli e nelle caratteristiche che, è parso evidente, sono un po’ carenti.
Ed al proposito è bene aprire una parentesi. Nessuno pretende il bomber da doppia cifra, dall’ingaggio elevato e con la puzza sotto al naso. Ne abbiamo viste troppe per condividere che non sempre il gioco vale la candela. Ma se si opera con oculatezza, come questa società ha dimostrato soprattutto nell’estate 2023, si può potenziare la rosa con elementi all’altezza dal grande spessore umano e tecnico. Citiamo una decina di giocatori del passato più o meno recente: Caridi, Graziani, Tarana, Cioffi, Spinale, Arioli, Godeas, Monachello, Bocalon e volutamente ci fermiamo. Tutta gente arrivata dal mercato invernale e che poi in qualche misura ha fatto la storia del Mantova. Certo, molti altri hanno deluso ma la differenza sul come lavora un club è proprio questa. Se invece per qualsiasi motivo, anche economico, si preferisce proseguire senza modificare nulla i tifosi e la piazza ne prenderanno atto. Consapevoli di quanto è stato fatto ma anche che dopo gennaio non saranno più possibili correttivi. Quindi assumendosi in toto la responsabilità di quanto, nel bene e nel male, potrà accadere in seguito.