La sconfitta con il Bari, con il conseguente scivolamento per la prima volta in zona play-out, non ha fatto altro che certificare le difficoltà che il Mantova sta incontrando soprattutto nel girone di ritorno. Difesa sempre battuta (12 volte di fila), errori gratuiti che pesano come macigni, fatica a fare gol ed in particolare la convinzione che il gioco grazie al quale la squadra aveva dominato la C in questa categoria superiore non paga più. Per una serie di motivi che proveremo ad analizzare fermo restando che con 33 punti a disposizione é necessario credere ancora nella salvezza ma serve anche una netta inversione di tendenza.
A nostro avviso, checché ne dicano in società, si è peccato di presunzione confermando in estate quasi tutto il blocco dello scorso anno. Dando per scontato che i giovani decollassero verso carriere ambiziose e che i vecchi, per quanto molti debuttanti in B, si adeguassero presto. Inizialmente sembrava che potesse essere così, in realtà alla lunga molti stanno pagando lo scotto di una categoria superiore molto equilibrata dove, giocando uno contro uno, emerge la qualità non eccelsa della rosa. Che è oggettiva e certificata dai numeri, malgrado dal tecnico e dalla dirigenza si continui a predicare che i giocatori sono all’altezza ed è solo questione di tempo e convinzione. Il tempo sta scadendo, la convinzione é una caratteristica che completa un atleta dal punto di vista mentale ed è difficilmente allenabile. Ergo chi non ce l’ha fatica ad affermarsi in competizioni più dure. Aggiungiamo che il mercato di gennaio è stato snobbato, acquistando un terzino sinistro normale (non preso in estate) ed un giocatore di presunta prospettiva come Paoletti che non ha ancora messo piede in campo.
Capitolo Possanzini. Nessuno vuole minimamente discutere quanto fatto lo scorso anno, con un campionato dominato dall’inizio alla fine dall’alto di un gioco rischioso ma efficace e entusiasmante. La B è un altro mondo e di fronte a certe difficoltà anche le certezze più granitiche devono essere messe in crisi. Sintomo di apertura mentale ed intelligenza. Per un po’ il Mantova è parso potersi esprimere come l’anno scorso, poi i risultati hanno cominciato a far sorgere qualche dubbio. Al punto che pur senza snaturarsi il Mister ha cambiato modulo solo alla 26esima a Palermo. Non è solo senno di poi, riteniamo che già in fase di ritiro dove qualche crepa si intravedeva fosse stato necessario lavorare su più moduli, da adattare e utilizzare secondo le occorrenze. Invece il tecnico è andato avanti a testa bassa con le sue idee, fatte di possesso palla talvolta sterile, di turnover maniacale accontentandosi troppo spesso delle prestazioni e credendo ciecamente nella salvezza.
La B non è, senza offesa, un torneo giovanile dove le sperimentazioni possono andare al di là del risultato. La salvezza, secondo i progetti di Piccoli, è troppo fondamentale per proseguire in un disegno tendente a consolidare il Mantova nel calcio. Proprio per questo occorre che i protagonisti si guardino in faccia e operino tutte le soluzioni per centrare questo traguardo che è imprescindibile. In C non vuole tornarci più nessuno, men che meno chi ha investito soldi tempo e passione per questo obiettivo. Il presidente ha sempre detto che il bene di questa società é il fatto che sia snella: dunque si trovino faccia a faccia Piccoli, Botturi e Possanzini e cerchino di salvare il salvabile. È in questi momenti che si vede la forza di una dirigenza e di un progetto. Siano fatti passi indietro se necessario, siano fatti correttivi di qualsiasi genere. Non è il momento dei colpi di testa, delle decisioni di pancia. Ma comunque é il momento delle decisioni. Che non possono prendere nè il pubblico nè la città nè la piazza, né la stampa. Salvare la B dovrà essere il mantra di questi due mesi. Poi si potrà ripartire dagli errori per ridisegnare un progetto nuovo. Ma per favore non dalla C.