“Sento un Brivido” non è soltanto lo slogan della campagna abbonamenti 2024/25 del Mantova 1911, ma è lo stato d’animo di Sergio Facchi nel corso dell’intervista esclusiva che ha rilasciato a CalcioMantovano.it.
L’ex capitano del Mantova (180 presenze e 5 gol), infatti, era in campo nella stagione 1980/81 in Serie C1 quando i biancorossi affrontarono per l’ultima volta proprio quella Reggiana che, domani sera al “Mapei Stadium”, terrà a battesimo la formazione allenata da Davide Possanzini neopromossa in Serie B.
Caro Sergio, cosa ricorda di quel Mantova e di quel campionato? “Quel Mantova era veramente forte, come organico credo fosse il migliore del periodo che ho vissuto e in quella stagione fummo protagonisti di un’appassionante corsa a tre per la promozione con Reggiana e Cremonese che alla fine arrivarono prima e seconda”.
L’ultimo derby si disputò il 15 marzo 1981 al “Danilo Martelli”, a distanza di 43 anni cosa le è rimasto nella mente e nel cuore? “Tanti ricordi e tante emozioni legate a quella partita, a partire già dai giorni precedenti quando attorno al campo d’allenamento del Te c’erano tanti tifosi a vederci e si respirava l’attesa di un grande match nel quale ci giocavamo il secondo posto in classifica. E naturalmente anche dentro lo spogliatoio la tensione era altissima, noi giocatori eravamo motivati e caricati a mille. Poi al momento dell’ingresso in campo, salendo la scaletta ho visto l’incredibile colpo d’occhio dello stadio stracolmo di persone, davvero un’atmosfera fantastica”.
La sfida si mise sui binari giusti grazie a un gran gol di Capitan Facchi e poi? “Andammo in vantaggio con un mio gol di testa e in quel momento credetti che la Curva Te fosse sul punto di crollare dall’entusiasmo. Purtroppo non bastò e la Reggiana vinse grazie a una prodezza di un grande giocatore come Matteoli che, come altri suoi compagni, successivamente avrebbe fatto il grande salto in Serie A. Contro avversari del genere c’è solo da fare loro i complimenti”.
Rimane comunque una rete entrata nella storia biancorossa, vero? “Verissimo, perché è stata la numero 1500 nella storia del Mantova anche se l’ho saputo il martedì successivo quando mi premiarono con un quadro ricordo di quel gol. Ma più di tutto, è motivo di grande orgoglio per me sapere quanto il ricordo di quel Mantova-Reggiana sia rimasto indelebile nella memoria dei mantovani. E incredibile come dopo quarant’anni quando vado al bar, c’è ancora gente che mi ferma e mi parla di quella partita e del mio gol”.
Anche la gara d’andata al Mirabello di Reggio Emilia fu speciale per lei, perché? “Era il 9 novembre 1980 e quando tornai a casa, mia moglie Eva non c’era e non riuscendo a rintracciarla, mi precipitati in ospedale. Quando arrivai, mi dissero che aveva dato alla luce nostra figlia Lara. Tra l’altro, mi fa piacere ricordare anche un Mantova-Brescia ultima di campionato in Serie B nel lontano 1973. All’epoca militavo nel Brescia e con quel pareggio 1-1 ci salvammo mentre il Mantova purtroppo retrocesse per il secondo anno consecutivo. Fu strano vedere i tifosi bresciani esultare e al tempo stesso essere dispiaciuti per i biancorossi”.
Le piace il Mantova attuale e dove pensa possa arrivare dell’imminente stagione? “L’anno scorso l’ho visto giocare molto bene e vincere meritatissimamente il campionato di Lega Pro, a dispetto di altre squadre più accreditate nei pronostici. L’entusiasmo che la squadra ha riportato in città sicuramente aiuterà tantissimo ma sappiamo che a ogni scalino che si sale aumenteranno le difficoltà. L’importante è che il Mantova riesca a esprimersi come sa e tutto l’ambiente mantenga il giusto equilibrio, senza abbattersi per una sconfitta né esaltarsi per una vittoria. Da buon difensore, devo ammettere che la cosiddetta “costruzione dal basso” mi lascia qualche perplessità perché comporta dei rischi, ma mi pare che l’allenatore abbia le idee chiare e i calciatori lo stiano seguendo alla lettera e soprattutto credano in ciò che fanno”.
Stefano Aloe