In una settimana dove il nostro calcio si é fermato per neve, i riflettori erano puntati su Brescia e Feralpisalò, uniche compagini a scendere in campo. Tralasciando la sciagurata trasferta di Terni, nei salodiani si é messo in luce un giovane attaccante di ritorno in provincia:
Francesco Galuppini, dopo gli esordi con il Lumezzane, societá ancora proprietaria del suo cartellino, e l’ avventura in prestito al Real Vicenza, ha sistemato in extremis documenti e bagagli per partire con i compagni alla volta di Sassari, dove si é presentato ai nuovi tifosi realizzando una splendida doppietta, epilogo di una settimana per lui piuttosto particolare: “Tutto nasce dall’esonero di Michele Marcolini, l’allenatore che mi ha lanciato in pianta stabile tra i professionisti e che mi ha voluto con sé anche a Vicenza. É stata una scelta azzardata, la squadra stava disputando un campionato al di sopra delle aspettative estive, é vero che nelle ultime giornate i risultati erano un po’ venuti a mancare, ma cacciare il mister mi é parso eccessivo. Con qualche giovane e soprattutto con i piú esperti, anche loro scioccati per l’accaduto, abbiamo esposto le nostre idee al presidente Diquigiovanni, presentandoci in sede la mattina dopo la notizia, ma non c’é stato nulla da fare”.
Cambiato l’allenatore, il sostituto designato é stato Paolo Favaretto, ex Delta Porto Tolle: “Un rapporto fin da subito complesso, il giovedí prima della partita contro la Pro Patria, nella classica sfida in famiglia, mi ha mandato a giocare con la Berretti. L’ho reputata una mancanza di rispetto e mi sono reso conto di dover cambiare aria. Con la Feralpi c’erano già stati contatti, quando ho saputo che il direttore sportivo Olli, persona che ha sempre parlato bene di me e personalmente stimo molto, si era interessato,ho sperato che l’affare potesse concretizzarsi. É una societá ben organizzata e strutturata, mi hanno subito fatto sentire importante. Inoltre mister Scienza mi ha caricato fin dal primo giorno, dopo la partita di Sassari si é complimentato affermando che in me vede delle ottime qualitá e questi sei mesi in maglia Feralpi possono rappresentare un trampolino importante per la mia carriera.”
Qualitá che in maglia Lumezzane, la societá come detto proprietaria del cartellino, erano giá state in parte espresse. Toccava ai valgobbini dare l’assenso definitivo al trasferimento: “Inizialmente le cose sembravano non andare per il verso giusto, poi il presidente Cavagna ha sbloccato la situazione e a cinquanta minuti dalla fine del mercato l’operazione è andata in porto tramite la formula di un ulteriore prestito del mio cartellino dal Real Vicenza alla Feralpi. Devo ringraziare il mio procuratore e le società che sono state corrette nei miei confronti.” Galuppini non rinnega il passato in rossoblù, ma la testa ora è tutta per la Feralpi: “Con il Lumezzane, oltre agli anni di settore giovanile, ho mosso i primi passi nel professionismo, anche se la scorsa stagione, dopo un buon avvio, ho percepito un crollo della fiducia nei miei confronti. Ho passato momenti difficili, ringrazio la famiglia e gli amici che continuavano a spronarmi. Ero un po’ sul filo del rasoio, poi, a stagione conclusa, è arrivata la chiamata di Marcolini al Real Vicenza. Non potevo rifiutare, a lui devo praticamente tutto: è stato il primo a credere davvero in me e darmi fiducia anche tra i professionisti. Con lui è nato un rapporto che va oltre quello classico tra giocatore e allenatore, come testimonia lo scambio di messaggi che c’è stato dopo il suo esonero a Vicenza e dopo la mia doppietta di domenica, dove mi ha spronato a non accontentarmi mai. L’esperienza a Vicenza personalmente è stata altalenante, ho fornito buone prestazioni e altre meno brillanti, giocando quasi tutte le partite, ma in alcune con poco minutaggio. La concorrenza era tanta e chiaramente sfruttare sempre al massimo le opportunità concesse, sapendo di non avere grandi margini d’errore, per un attaccante non è il massimo. Poi l’avvicendamento in panchina e l’opportunità Feralpi da cogliere al volo: prima partita, la mia cinquantesima in Lega Pro, e subito doppietta, scherzando posso dire di avere la media gol migliore della storia della società. Soprattutto il primo gol mi inorgoglisce, un sinistro da trenta metri finito all’incrocio”.
Colpi che da sempre il mancino classe 1993 ha abituato a far vedere: “Sono cresciuto a pane e pallone, il calcio è tutto per me e fin da bambino nutrivo il sogno di diventare un professionista. A cinque anni giocavo nell’Urago Mella, poi a undici il passaggio nelle fila del Lumezzane, prima del grande salto alla Sampdoria. Lì sono finito in un altro mondo, tra strutture, palcoscenici importanti come il Torneo di Viareggio, i derby con il Genoa. Sicuramente un’esperienza che porteró sempre nel cuore e mi ha formato sotto tanti punti di vista, mi allenavo con veri e propri fenomeni, tanto che davanti a me nelle gerarchie la coppia d’attacco era formata da Zaza e Icardi. Resta un filo di rammarico perchè la società blucerchiata, causa retrocessione in Serie B, non esercitó il diritto di riscatto. È una storia che poteva concludersi meglio, in seguito sono finito al Chievo dove per immaturità ho sottovalutato il contesto e perso anche quel treno. Con il ritorno a Lumezzane ho avuto la fortuna di conoscere mister Nicola, grande uomo e grande allenatore, e poi ovviamente tutti gli altri, da Festa a Marcolini. Ora anche con Scienza si sta instaurando un bel rapporto, è un allenatore preparato in grado di valorizzare i giovani.”
In casa Galuppini si respira tanto calcio, non solo giocato: “Divano e Sky è un’accoppiata sempre vincente, poi mi appassiona il fantacalcio, la lega Fantafanta dove gioco contro gli amici è davvero agguerrita e tante volte rosico per una vittoria sfumata di mezzo punto. Quest’anno ho puntato su Icardi, anche se mi piace avere in rosa giovani in rampa di lancio o autentiche scommesse. Inoltre seguo molto il dilettantismo bresciano, ho tanti ex compagni che militano nelle varie categorie, anche se la società che seguo con maggior affetto, in controtendenza con le mie origini, è il Park Hotel del mitico presidente Barcellandi: tra giocatori e allenatori del settore giovanile ci sono dentro molti dei miei migliori amici.” La grande passione ha peró due colori, il bianco e il nero: “Sono juventino sfegatato, cresciuto con il mito di Del Piero e tanti poster in camera dei vari giocatori. Chiaro che il sogno sarebbe vestire la maglia della Juventus, ma resto con i piedi per terra e so di dover migliorare, in particolare dal punto di vista fisico. Nelle varie amichevoli o partite disputate contro squadre di categoria superiore solo la massa muscolare e stazza degli avversari dava loro un vantaggio enorme.” Un talento della nostra provincia è dunque tornato alla base, ma chissà che non sia solo un altro punto di partenza verso di destinazioni ancora più prestigiose.