Sta facendo discutere il nuovo decreto emanato dal Consiglio dei Ministri in merito all’emergenza coronavirus. Nell’articolo 1, infatti, si apre alla possibilità di eventi ed allenamenti a porte chiuse.
“Resta consentito lo svolgimento di eventi e competizioni, nonché delle sedute di allenamento, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse”. Il tutto, ovviamente, escludendo i comuni della zona rossa.
Quanto riportato nel decreto, tuttavia, stride con le ordinanze regionali e comunali, perché sebbene sia applicabile ai club professionistici genera una serie di leciti interrogativi alla miriade di formazioni dilettantistiche, giovanili e amatoriali
Il Crl, nel frattempo, ha provato a fare chiarezza ribadendo lo stop alle partite dei dilettanti in Lombardia previste nel prossimo fine settimana, ma confermando la possibilità di allenarsi a porte chiuse. Il problema è che allo stesso tempo Regione Lombardia ha imposto la chiusura di tutti gli impianti sportivi e lo stesso hanno fatto le Diocesi con gli oratori, cuore dell’attività sportiva amatoriale.
E quindi come sarebbe possibile per i dirigenti sportivi aprire impianti comunali e oratori con sindaci e parroci privi dell’autorizzazione di Regione e Diocesi? In secondo luogo chi verificherebbe sull’effettiva garanzia di allenamenti a porte chiuse? Infine quale senso avrebbe tutto questo nel momento in cui le scuole sono chiuse?
Qualcosa, anzi, parecchio non torna e tutto, per il momento, resta fermo.